Il bel libro di Recalcati sull’ora di lezione ha scandagliato la criptonite della didattica: manca eros nelle lezioni. Si anela al sapere, sostiene Aristotele, per imitazione, perché ciò che l’uomo ama più di tutto è imitare. Per Girard il desiderio è sempre mimetico: è proprio la sollecitazione nell’allievo del desiderio di possedere una “cosa” bella, il sapere che il docente cerca e/o mostra e di cui è mediatore. Recalcati descrive con grande perizia diagnostica le caratteristiche di questa capacità erotizzante, purtroppo interrotta in molti docenti, ma desume le soluzioni soprattutto dall’insegnamento universitario, nel quale l’ora di lezione è “scelta” dagli studenti e il docente può concentrarsi sulla trasmissione del suo eros per ciò che insegna.
Nella nostra scuola le cose sono diverse. L’eros per essere fecondo si deve muovere in tre direzioni, dal momento che i ragazzi sono “obbligati” a quella lezione, hanno scelto un percorso generico, ma non quell’ora né quel docente. In classe, per trasformare l’obbligo in eros, quest’ultimo deve diventare tridimensionale e tridirezionale: non solo amore verso ciò che si insegna (erotizzare l’oggetto del sapere secondo la versione lacaniana di Recalcati), ma anche per la vita della persona a cui lo si insegna e per il modo (non è solo questione di stile e di voce) in cui lo si insegna.
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