di Alberto Bobbio
Sono sette e sono gli unici al mondo. E anche il loro ufficio è altrettanto eccezionale, anzi esclusivo. In nessuna altra Cancelleria, in nessun altra sede della Repubblica o dimora di sovrani c’è un “Ufficio di lettere latine”, dove gli impiegati parlano tra loro in latino. Accade solo nella Segreteria di Stato in Vaticano. I sette magnifici sono sacerdoti: tre polacchi, due italiani, uno spagnolo e un americano. Li dirige padre Daniel Gallagher, 45 anni, americano del Michigan, che parla e soprattutto pensa in latino, come i suoi colleghi. Fa un certo effetto sentirlo mentre ragiona del disastro aereo della Germanwings: “Casus aeronavis factus est in franco Gallia, dictum est discesum gradatim fuisse et ianua capsae erat clausa cum clave”. Ma è così tutti i giorni su nella Terza Loggia del palazzo Apostolico dove una manciata di sacerdoti tiene viva una lingua che tutti dicono morta.
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Dubito che al tempo dei romani esistessero aereoplani, o almeno dubito che alcun latino ne abbia mai scritto. Effettivamente la coniazione di neologismi non è cosa da lingue morte, purtroppo prevale spesso il desiderio di ignoranza che fa disprezzare le questioni difficili.