E’ questo il fatto vero: la macchina del potere socialista a Ceccano è infinitamente più forte di tutte le diverse anime del Pd. E questa particolarità tutta ceccanese, unico comune in cui il Psi è il primo partito, ha messo all’angolo il Pd e gli ex socialdemocratici, tutti convinti di poter sbaragliare facilmente gli avversari. Antonio Ciotoli, sindaco a Ceccano per due mandati, attuale presidente dell’Ater, si conferma l’unico leader capace di condizionare fortemente la politica fabraterna: è stato lui a proporre Luigi Compagnoni, come due anni fa aveva proposto Manuela Maliziola, portandola fino al trionfo elettorale, ha superato una fronda interna che aveva sparato bordate polemiche sui giornali ma è stata prontissima a rientrare nei ranghi di chi
comanda davvero. La sua mossa vincente è stata semplice: mettere in squadra l’esponente più prestigioso del Pd, quello con le idee più chiare, l’unico forse con una prospettiva politica ed amministrativa, capace di inserire Ceccano nella rete delle trasformazioni urbane e delle grandi progettazioni europee. Il Pd l’aveva messo da parte, emarginandolo inspiegabilmente: ora se lo ritrova candidato a sindaco della sinistra, ma come rappresentante del Psi. E la cosa interessante è che nel Partito democratico tutti cantano vittoria per il successo di partecipazione alle primarie, senza preoccuparsi del fatto che un partito che prende il 40% dei voti alle europee, non riesca poi a vincere le primarie della sinistra. Tra le altre cose, rimangono aperte due questioni, che ci sembrano essenziali: gli altri 5 sfidanti alle primarie manterranno la loro lealtà al vincitore? E quest’ultimo sarà capace di sottrarsi al sistema di potere mummificato di Palazzo Antonelli, fortemente incarnato dagli esponenti politici socialisti?
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No Pietro. E’ in corso da parte di certa politica, una sorta di assedio progressivo che non si ferma, contro il verde, contro il territorio e l’ambiente, Più cemento e non importa che un quarto del costruito nel paese è disabitato, e che la superficie cementificata negli ultimi vent’anni e raddoppiata. Sembra inutile ripeterlo che ci vorrebbe la “manutenzione” del territorio, “parola antica e nuova al tempo stesso”: se l’argine dei fiumi è bene mantenuto regge alla piena, se i terrazzamenti vengono rappezzati, i campi ben drenati, i passaggi delle acque mantenuti pervi, i vuotatoi dei sottopassaggi puliti, non ci sarebbero le frane, gli allagamenti che il tuo web periodicamente denuncia. Non servono algoritmi economici, strategie e raffinatezze urbanistiche rese ancor più risonanti con inglesismi di ogni genere, per capire che occorre smetterla di depredare il territorio con lo spiaccicarci sopa altro cemento. E’ questo lo scontro culturale, politico e economico che avverrà presto nel centro sinistra e che unirà tutte le persone di buona volontà contro chi idealizza un modello di sviluppo che odora di vecchio e/o di affaristico e non è poco.