di Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica
Dobbiamo essere molto grati a papa Francesco per la sua capacità di sorprenderci ogni giorno con gesti e parole che arrivano al cuore e alla testa delle persone, credenti e non credenti, semplici e intellettuali, poveri e potenti. Dobbiamo essere davvero lieti di essere continuamente sollecitati a non accontentarci di una vita di fede tiepida e sonnolenta, che non scuote l’esistenza e non costringe a porsi delle domande. Dobbiamo sentirci fortunati a vivere questa straordinaria stagione della Chiesa, che ancora una volta si dimostra capace di suscitare tante attese e tante speranze, tanta stima e tanto affetto da parte degli uomini e delle donne che
vivono dentro e fuori di essa. Dobbiamo essere molto grati a Francesco per tutto questo, e per molto altro. Non ci sorprende e non ci scandalizza, d’altra parte, che si muovano critiche al Papa, dentro e fuori la Chiesa. Forse, ci lascia un pochino sbalorditi che si alzino sempre più di frequente le voci di blogger, giornalisti o scrittori che si sentono legittimati a riconoscergli o meno la patente di «buon cattolico». Soprattutto quando parlano in nome di non si sa quale «cattolico medio»: viene da chiedersi quali cattolici medi frequentino, in quali parrocchie li incontrino, in che occasioni si fermino a scambiare quattro chiacchiere con loro.
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