Una Chiesa in uscita, samaritana, per incontrare Dio che abita nella città e nei poveri. Questa l’immagine tracciata dal Papa, ricevendo i partecipanti al Congresso internazionale della pastorale delle grandi città, tenutosi nei giorni scorsi a Barcellona. Per l’occasione, il Pontefice aveva già inviato un messaggio, indirizzato all’arcivescovo della città spagnola, il cardinale Lluis Martinez Sistach. Ai 25 porporati e arcivescovi che hanno preso parte alla seconda fase dell’evento – alla prima in maggio avevano partecipato esperti di sociologia, pastorale e teologia – il Pontefice ha parlato in base all’esperienza da “pastore di una città popolosa e multiculturale com’è Buenos Aires” e agli incontri tenuti negli anni con i vescovi argentini, riflettendo pure sulla Evangelii gaudium.
Un cambiamento di mentalità pastorale, per “aumentare la nostra capacità di dialogare con le diverse culture”, “valorizzare” la religiosità dei popoli, condividendo pane e Vangelo con i più poveri. È l’esortazione di Papa Francesco ai partecipanti al Congresso internazionale della pastorale delle grandi città. Fotografando gli agglomerati urbani di oggi, il Pontefice ha notato come ci sia bisogno di “riposizionare i nostri pensieri e i nostri atteggiamenti”, in modo da non “rimanere disorientati”, confondendo poi anche “il popolo di Dio”. La proposta del Papa allora è “una vera trasformazione ecclesiale”, in chiave di missione: “Un cambiamento di mentalità: dal ricevere all’uscire, dall’aspettare che vengano all’andare a cercarli. Per me questa è la chiave! Uscire per incontrare Dio che abita nella città e nei poveri. Uscire per incontrarsi, per ascoltare, per benedire, per camminare con la gente. E facilitare l’incontro con il Signore. Rendere accessibile il sacramento del Battesimo. Chiese aperte. Segreterie con orari per le persone che lavorano. Catechesi adatte nei contenuti e negli orari della città”.
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