Voi siete stati legati da un anello di fedeltà alla Chiesa che vi è stata affidata o che siete chiamati a servire. L’amore per la Sposa di Cristo gradualmente vi consente di imprimere traccia di voi nel suo volto e al tempo stesso di portare in voi i tratti della sua fisionomia. Perciò serve l’intimità, l’assiduità, la costanza, la pazienza… Per abitare pienamente nelle vostre Chiese è necessario abitare sempre in Lui e da Lui non scappare: dimorare nella sua Parola, nella sua Eucaristia, nelle «cose del Padre suo» (cfr Lc 2,49), e soprattutto nella sua croce. Non fermarsi di passaggio, ma lungamente soggiornare! Come inestinguibile rimane accesa la lampada del Tabernacolo delle vostre maestose Cattedrali o umili Cappelle, così nel vostro sguardo il Gregge non manchi di incontrare la fiamma del Risorto. Pertanto, non Vescovi spenti o pessimisti, che, poggiati solo su sé stessi e quindi arresi all’oscurità del mondo o rassegnati all’apparente sconfitta del bene, ormai invano gridano che il fortino è assalito. La vostra vocazione non è di essere guardiani di una massa fallita, ma custodi dell’Evangelii gaudium, e pertanto non potete essere privi dell’unica ricchezza che veramente abbiamo da donare e che il mondo non può dare a sé stesso: la gioia dell’amore di Dio.
Così papa Francesco ai nuovi vescovi riuniti nella Sala Clementina, il 18 settembre. Ecco il suo discorso completo: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/september/documents/papa-francesco_20140918_nuovi-vescovi.html
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