Valentina Petricciuolo, in una lettera a Roberto Napoletano sulle pagine del domenicale di cultura del Sole24Ore di oggi, parla di sogni e di merito. “Nessuno mai, al mio ingresso nel mondo della pubblica amministrazione italiana, mi ha chiesto della mia esperienza pregressa e di come questa avrebbe potuta essere utilmente messa a frutto”. Superficialismo e arroganza, orticellismo e volemosebene, tira a campa’ e nessun pesti i piedi dell’altro: altrimenti dette malattie croniche dell’amministrazione pubblica italiana, compresa la scuola. E’ anche per questo che – buona scuola o scuola buona – si va errando alla ricerca spasmodica di uno straccio di merito.
“Non basta cambiare i presidenti (Dirigenti) se restano i mandarini (Docenti) di sempre che sanno solo bloccare qualunque cosa e si rinuncia a valorizzare le risorse importanti che ancora sopravvivono con il loro bagaglio di capacità e di esperienza”. Serve stare con i piedi per terra e costruire organizzazioni in grado di far emergere le aspirazioni, le competenze e le iniziative di ciascuno. Ad esempio, quando arriva un nuovo docente nelle nostre scuole, costui (o costei) è messo nelle condizioni di mostrare chi è? Cosa sa fare e cosa ha fatto? Tempo fa conobbi un insulso docente che se ne stava seduto all’ultimo banco del Collegio. Al termine dell’anno scolastico e prima che cambiasse scuola seppi, quasi per caso, che aveva vinto un prestigioso premio letterario e nessuno lo sapeva. Non è che per caso, lo avessimo saputo, ci avrebbe potuto dare un significativo contributo anche al di là della materia che insegnava e al di fuori della classe a lui affidata, magari su progetti e progettino di giornalini scolastici che stentavano ad arrivare in fondo?
E con questo, buona domenica meritocratica a tutti
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