Chiesa e scuola alleate per lavorare nel grande cantiere dell’educazione e affrontare, nelle rispettive competenze, le emergenze vecchie e nuove del pianeta istruzione. A scommettere sul patto tra due agenzie educative cui la società italiana guarda ancora con attenzione c’è anche la diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino che mercoledì scorso presso la curia di Frosinone ha invitato i dirigenti scolastici e i loro collaboratori delle scuole statali e paritarie presenti sul territorio diocesano ad un incontro di riflessione e confronto sui temi dell’educazione.
Un’iniziativa che segnala l’interesse con il quale la comunità cristiana guarda al mondo della scuola e ai loro protagonisti e che si inserisce nel percorso di riflessione che l’intera Chiesa italiana sta percorrendo in questo periodo sotto lo slogan «La Chiesa per la scuola» e che culminerà nell’incontro di tutto il mondo dell’istruzione con Papa Francesco il 10 maggio prossimo in Piazza san Pietro. All’invito del vescovo Ambrogio Spreafico ha risposto in primis il dottor Mario Mandarelli, dirigente dell’Ambito territoriale provinciale di Frosinone, che si è detto particolarmente grato di portare il suo contributo sul ruolo della scuola nella società odierna, dicendosi convinto della necessità «di rimettere la persona dello studente al centro» dei processi decisionali riguardanti l’istruzione e di rimotivare «un corpo docente spesso abbandonato a se stesso» che, nonostante tutto, in questi anni, insieme al lavoro di tanti dirigenti, ha costituito il vero valore aggiunto di una scuola duramente messa alla prova da «riforme calate dall’alto» e dall’eccessivo peso delle problematiche tecnico-amministrative. Mandarelli ha rimarcato inoltre il grande ruolo svolto dalla scuola stessa nel contenimento della disgregazione sociale, frutto soprattutto della crisi della famiglia, e nella promozione della cultura del dialogo e del rispetto. Questioni sulle quali si sono trovati concordi i dirigenti e i loro collaboratori che hanno preso parte all’incontro, portatori di una diffusa esigenza di confronto sulle sfide dell’impegno educativo, troppe volte mortificata da una burocrazia soffocante e dall’urgenza dei problemi finanziari e amministrativi degli istituti. Dal canto suo monsignor Spreafico ha richiamato il bisogno di «recuperare la dimensione dell’umano nella trasmissione del sapere» e di «perseguire il vero fine dell’educazione, che, come evoca l’etimologia del termine, significa condurre fuori da sé, per aprirsi alla consistenza del reale e verso gli altri». L’incontro, prima tappa di un dialogo che è solo all’inizio, è stato
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