L’ex cartiera Savoni, trasformata con finanziamenti europei per ospitare un incubatore d’impresa, un centro servizi capace di aiutare nuove imprese a nascere e a vivere sul territorio e non soltanto, dopo tante vicissitudini, torna ad essere quello per cui è stata trasformata. Si tratta di una grande opportunità per Ceccano che però potrebbe essere sprecata se si faranno scelte come quelle compiute negli ultimi anni. Ce le racconta Ceccano2012
A metà degli anni novanta, la regione Lazio di concerto con una società privata, la Quintel, sfruttando fondi FESER Obiettivo 2, realizza una struttura modello sulla via Casilina, in territorio di Ferentino. La struttura nasce recuperando una vecchia fabbrica, la Silver Sud, ed è progettata dagli architetti Lenci e Quagliani. Nasce così, con uno splendido esempio di collaborazione pubblico-privato, l’incubatore d’imprese BIC LAZIO di Frosinone. La società Quintel, nella sua ala della struttura, realizza corsi di professionalizzazione per aziende ed enti (qualità, informatica, telematica), nell’ala occupata dalla Bic Lazio nascono e si sviluppano progetti lavorativi per gli abitanti della provincia di Frosinone. Pochi anni più tardi, nel 1997, a Ceccano, sfruttando 7 miliardi di Lire di fondi DOCUP obiettivo 2, con progetto dei quotati architetti Morziello e Giancotti, viene dato il via al recupero di una vecchia cartiera presente sul territorio, la Cartiera Savoni. Come nelle migliori tradizioni fabraterne, nasce senza una precisa destinazione di uso; lo studio di fattibilità parla di “realizzazione di un incubatore di PMI”, il progetto definitivo di un più generico “centro servizi”. Dopo otto travagliati anni e circa 8.500.000 € vede la luce la struttura dell’ex Cartiera Savoni.
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