Dopo quasi nove mesi dalla elezione di papa Francesco, è ormai terminata la “luna di miele” e si sta disegnando uno scenario che può essere valutato prescindendo dalle reazioni più emotive ed epidermiche. Ormai mi pare che si vadano profilando tre diversi scenari di risposta, nei quali spesso si mescolano stranamente credenti e non credenti: in un primo gruppo collocherei la folla degli entusiasti, sicuramente la stragrande maggioranza; un terzo gruppo, certamente minoritario, raccoglie quelli che masticano amaro e sopportano, in attesa che questo papa “sia dia una calmata” (qui collocherei, per ragioni opposte, non pochi pastori e insieme i laicisti più incalliti, che hanno bisogno come l’aria dello stereotipo di una chiesa oscurantista per agitare il vessillo del progressismo); il secondo gruppo è una specie di “terra di mezzo”, sfumata e quasi invisibile, in cui si mescolano indifferenza e calcolo opportunista (soprattutto in chi sta cercando rapidamente di riposizionarsi, magari cambiando slogan e citazioni).
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