Professor D’Avenia, settembre per lei è?
Ti rispondo con righe che ho scritto in Cose che nessuno sa che dimostrano il mio amore per questo mese: “Settembre, come tutti i mesi di transizione, cullava gli incerti. Fuggiva in avanti con il vento fresco che sarebbe diventato presto autunnale, si rifugiava indietro nella luce ancora estiva del cielo. E ciascuno poteva assaporare quello che preferiva: foglie più pallide che cominciano ad abbandonarsi, nuvole veloci e senza pioggia, pezzi di blu tra i palazzi grigi come cerniere dell’infinito”.
Qualche anno fa sul Corriere della sera ha scritto: “Lo scrittore ha un cuore a forma di orecchio, con cui ascolta e strappa ai fatti della cronaca, destinati a passare come tutti noi, la loro essenza, la loro realtà, con la pretesa di coglierne l’universalità, di liberarli dalle lancette degli orologi.” Professore D’Avenia, che forma ha il cuore dell’insegnante?
Credo valga la metafora che ho usato per lo scrittore. Lo scrittore ascolta personaggi vivere, l’insegnante ascolta persone vivere.
In Perchè leggere i classici, Calvino scrive che “Il ‘tuo’ classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui”. Qual è il suo classico, professor D’Avenia?
Il mio è classico è l’Odissea. Un continuo ritorno al centro della mia vita, combattendo con i miraggi, le illusioni, le fughe in vite che non sono la mia.
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