
Furono giorni terribili: ho ancora nette nella mia mente alcune immagini, alcuni rumori, la carica delle camionette della celere sul Ponte Berardi, che andavamo a vedere dal cauto, come se assistessimo ad un film; il clima di agitazione quotidiano e poi le sfilate, il giorno del funerale… tutte vividissime nella memoria. E poi quella più forte: due carabinieri in divisa cachi che scendo per le scale di piazza S. Giovani, io nel vicolo davanti a casa li vedo arrivare e contemporaneamente il trambusto di un gruppo di giovani in canottiera che sale le scale proprio sotto il campanile, nelle mani delle pietre. Un attimo che sembra durare un’eternità: sento le grida degli operai cessare, dall’altra parte vedo i due carabinieri che imbracciano il moschetto, lo puntano verso i giovani e urlano, con la voce piena di spavento: giù i sassi, se no spariamo… Non ricordo altro. Immagino che qualcuno mi abbia tirato via di lì.
Sabato 27 luglio nel Piazza Peppino Impastato, a Ceccano, un libro ci aiuterà a ricordare quegli eventi, compresi i molti aspetti oscuri che circondano in maniera particolare l’uccisione di Luigi Mastrogiacomo, colpito dai proiettili dei carabinieri al tramonto del 28 maggio del ’62. L’hanno scritto Lucia Fabi e Angelino Loffredi e lo presenteranno durante la Festa provinciale della Cgil. L’appuntamento è alle ore 19.
Per chi vuole approfondire, ecco alcune mie interviste ai protagonisti dell’epoca
qui https://pietroalviti.wordpress.com/2012/05/28/50-anni-fa-la-tragedia-dellannunziata/
e qui https://pietroalviti.wordpress.com/2012/05/29/annunziata-il-racconto-di-antonio-arcese/
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Furono giorni terribili per tutti. Anche per chi stava dall’altra parte.
E dall’altra parte c’era mio padre: poliziotto. O, come si diceva allora ,”guardia di P.S.”. In quei giorni i miei avrebbero dovuto concludere la compravendita della casa. Una casa a Frosinone.Ma mio padre non fu mai presente. Non c’era quando si dovette andare Frosinone per vedere la casa. Al suo posto c’ero io, una ragazzina di cinque anni,mia madre mi portava con lei. Diceva per non lasciarmi con mia nonna che già doveva badare al mio fratellino, ma , secondo me, per non andare completamente sola.. Mi portò con se anche il giorno che andò dal notaio per stipulare l’atto di acquisto. Anche lì c’ero io e non mio padre, che però, aveva raccomandato alla moglie di intestarsi l’appartamento, tenendolo fuori, perché se gli fosse “successo qualcosa” in quei “giorni terribili” non voleva lasciarla con due bambini piccoli, la successione da pagare, oltre il mutuo a cui avrebbe dovuto far fronte. Erano giovani sposi con due bambini piccoli e i pensieri di morte fecero loro compagnia in un momento in cui avrebbero dovuto avere pensieri di gioia…