Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Per alcuni la Trinità è un rompicapo, per altri un assurdo. Molti, poi, neppure si pongono il problema: Uno, Tre o Tredici… l’importante è che lassù ci sia qualcuno ad ascoltarci! Eppure se i
teologi hanno dedicato così tanto tempo alla questione, significa che non è di poca importanza.
Nella Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito conservano la loro uguaglianza divina pur esercitando funzioni diverse. Possiamo immaginare le tre Persone come tre parti diverse del corpo, distinte tra loro ma orientate allo stesso fine. Lo Spirito rappresenta, per così dire, la potenza operativa della divinità, come le braccia e le gambe. Svolgendo il compito di recare l’amore, fa da spola tra il Padre e il Figlio e tra questi e noi uomini. Il Padre è profondamente legato all’intelligenza del progetto della creazione, perciò possiamo paragonarlo alla testa del corpo, che sovraintende a tutti i movimenti e li coordina. Il Figlio, infine, potrebbe essere identificato con il cuore, essendo colui che ha fatto dono della sua vita per la nostra salvezza e ci ha rivelato il volto amorevole del Padre. Se dunque la Trinità ci mostra una vita divina fatta di relazioni reciproche, la nostra partecipazione alla vita divina non può che avere le stesse caratteristiche.
Siamo membra di un corpo mistico, in relazione con Dio e con gli altri, cioè la Chiesa.
don Giovanni Carrega per http://www.iltesoro.org/2013/05/santissima-trinita.html
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