di Luigi Accattoli
Pubblicato dal “Corriere della Sera” del 22 marzo a pagina 25 con il titolo “I segni e le parole che sostituiscono un programma”
Il Papa nuovo si è dato un nome ma non un programma e vive alla giornata ma lo fa con tale spontanea semplicità che pare Papa da sempre. Per ora è la novità della figura papale che propone a simulare un progetto se non un programma. Trattandosi di una novità corposa può essere che il suo pieno dispiegamento lo dispensi a lungo dalla necessità di dire in parole tutte le sue intenzioni. Pare ne voglia dire una al giorno, con le scelte che compie.
A volte si tratta di scelte di parole, a volte di gesti, o simboli. Mai – fino a oggi – ha compiuto, o anche solo indicato, scelte di governo. Tra le parole, oltre al nome Francesco, possiamo mettere “poveri”, “misericordia”, “bontà”, “tenerezza”. Le prende dal Vangelo, le isola, ne fa un frammento del programma, come ha fatto con il nome.
Tra i gesti: i saluti alla porta della chiesa, l’uscita in strada, la rinuncia ad alcuni ornamenti cerimoniali, la benedizione silenziosa ai non credenti, l’annuncio – dato ieri – della Lavanda dei piedi ai carcerati. Ma non ha detto una parola né compiuto un gesto in direzione del governo della Chiesa, non ha m ai nominato la Curia: questa reticenza appare strategica, forse egli vuole uno spostamento forte del ministero petrino dal governo alla predicazione.
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