Confesso l’emozione che ha raggiunto il culmine al nome: Franciscum, nell’accusativo della formula rituale. Ma tanti segni: avevo percepito l’elezione dal ritardo nella fumata ed ho assistito a questa bella immagine di chiesa nella sala d’aspetto di un ospedale. E da lì, grazie alle meravigliose invenzioni dell’uomo, ho visto la gente di tutto il mondo accorrere con i Romani in quella piazza che accoglie, ho visto l’entusiasmo, e l’attesa dopo la lunga fumata che annunciava alla città e al mondo l’elezione del nuovo papa. Poi l’attesa, preparandomi all’annuncio dell’Habemus Papam: gli ombrelli, le bandiere, le bande, la guardia svizzera, i carabinieri, la gente emozionata ed emozionante e poi finalmente la finestra si apre. Appare esile, traballante il card. Touran protodiacono: avevo già scritto sul telefonino il post da pubblicare su questo blog, mancavano soltanto il nome del cardinale eletto e quello che avrebbe assunto. Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae Ecclesiae cardinalem Bergoglio, qui sibi nomen imposuit Franciscum. Confesso di aver avuto gli occhi lucidi. L’avevo messo nella terna che il vaticanista Luigi Accattoli aveva chiesto ai suoi lettori: ne avevo sentito parlare benissimo e dopo un po’ ho avuto le conferme. Il linguaggio semplice e piano, la croce pettorale senza oro e pietre preziose e poi quel “buonasera”, quel pregate per me, quel “cammino del vescovo e del popolo”, il silenzio della preghera, quel pater, ave e gloria come in ogni incontro tra un prete e la sua gente… Lo Spirito Santo ha vinto. Francesco, va’, ripara la tua Chiesa
Qui le parole della benedizione Urbi et Orbi
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/elezione/index_it.htm
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