
Per la venticinquesima volta l’aula che porta il nome di papa Sisto IV della Rovere ospiterà il Conclave. Un «rito che da sempre affascina il mondo», sostiene Paolucci, e che fa dell’antica Cappella magna all’interno del Palazzo apostolico un simbolo identitario per la Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II l’ha definita il «luogo dell’azione dello Spirito Santo» quando ha inaugurato i restauri degli affreschi nel 1994. E Benedetto XVI ci ha scorto «un invito alla lode» da «elevare al Dio creatore, redentore e giudice dei vivi e dei morti».
È quanto raccontano i cicli pittorici delle sue pareti e del soffitto che l’hanno elevata a gioiello indiscusso dell’arte sacra e della creatività a servizio della gioia di credere. «Perché qui – assicura il direttore dei Musei Vaticani – sono sintetizzati i contenuti della Rivelazione. Direi che la Sistina è un compendio di tutto quanto può essere raccolto in intere biblioteche ecclesiastiche. Le verità della fede ci parlano da ogni parte. Si va dal fit lux all’Apocalisse, dalle storie di Mosè a quelle di Cristo, fino al Giudizio finale».
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