Varcheranno la soglia della Cappella Sistina in processione invocando lo Spirito Santo con il canto del Veni Creator. «E, quando i cardinali elettori entreranno nella sala, il loro sguardo si poserà immancabilmente sulla destra. L’immagine che vedranno sarà l’affresco del Perugino con la Consegna delle chiavi a Pietro da parte di Cristo», spiega il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. Nel capolavoro del Tibi dabo claves si pone l’accento sull’autorità conferita al primo degli Apostoli. «L’iconografia è talmente chiara che il messaggio può essere percepito da chiunque osservi la scena – afferma Paolucci –. Ed è un richiamo preciso ai cardinali che si appresteranno a scegliere il successore di Pietro».
Per la venticinquesima volta l’aula che porta il nome di papa Sisto IV della Rovere ospiterà il Conclave. Un «rito che da sempre affascina il mondo», sostiene Paolucci, e che fa dell’antica Cappella magna all’interno del Palazzo apostolico un simbolo identitario per la Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II l’ha definita il «luogo dell’azione dello Spirito Santo» quando ha inaugurato i restauri degli affreschi nel 1994. E Benedetto XVI ci ha scorto «un invito alla lode» da «elevare al Dio creatore, redentore e giudice dei vivi e dei morti».
È quanto raccontano i cicli pittorici delle sue pareti e del soffitto che l’hanno elevata a gioiello indiscusso dell’arte sacra e della creatività a servizio della gioia di credere. «Perché qui – assicura il direttore dei Musei Vaticani – sono sintetizzati i contenuti della Rivelazione. Direi che la Sistina è un compendio di tutto quanto può essere raccolto in intere biblioteche ecclesiastiche. Le verità della fede ci parlano da ogni parte. Si va dal fit lux all’Apocalisse, dalle storie di Mosè a quelle di Cristo, fino al Giudizio finale».
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