Sei nazionali, quindici partite, un mese e mezzo. E’ tempo di Sei Nazioni, il più grande spettacolo rugbistico dell’emisfero settentrionale, per dirla con le parole dell’Independent. Si comincia sabato 2 febbraio. L’Italia, ultima arrivata al banchetto delle grandi d’Europa, ambisce alla crema. Per gli azzurri, 3 sfide casalinghe (Francia, Irlanda e Galles) e 2 in trasferta (Scozia e Inghilterra).
E un pokerissimo di rivali da far tremare i polsi, al netto di crisi (Scozia), emergenze (Galles) e rinnovamenti (Irlanda), che da un anno all’altro non mancano mai. AJacques Brunel, al secondo Sei Nazioni alla guida dell’Italia ovale, il compito di presentarci le squadre, partendo dalla sua.
– Che Italia sarà?
“Innanzitutto, è una squadra che ha assorbito il nuovo corso tecnico. Un anno fa, si era agli inizi della mia gestione, c’era soprattutto curiosità di capire come i giocatori avrebbero assimilato le novità. E c’era pure da avviare il rinnovamento del gruppo, con vista sulla prossima Coppa del Mondo. Come primo anno, mi sembra sia andata bene, con conferme importanti anche nei test-match autunnali. Dobbiamo ripartire da lì, per progredire. E’ naturale che ci si aspetti sempre di più dall’Italia, col passar del tempo. E credo che siamo in grado di dare risposte alle aspettative, a patto di interpretare ogni partita con la volontà di imporre il gioco. E’ logico che non si parta per vincere il torneo, saremmo dei folli a pensarlo. Ma ricordo che l’anno scorso abbiamo vinto in casa con la Scozia e perso solo di misura contro l’Inghilterra: stavolta avremo 3 partite all’Olimpico, quindi crediamo di poter fare di più.”
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