di Massimo Introvigne per http://www.lanuovabq.it/it/home.htm
Si tratta del testo del 24 ottobre 2011 “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorita? pubblica a competenza universale” che, a credere ai vaticanisti, aveva a suo tempo suscitato riserve nello stesso cardinale Tarcisio Bertone, dando origine alla disposizione che invitava da allora in poi tutti i dicasteri pontifici a sottoporre i loro documenti alla Segreteria di Stato prima della pubblicazione.
Il Pontefice – sia nell’enciclica Caritas in veritate sia in discorsi successivi – denuncia la tecnocrazia, il prevalere di tecnici che non rispondono né agli elettori né al bene comune ma fondano il loro potere sulla pretesa di un sapere superiore, come uno dei grandi pericoli del nostro tempo. I critici del documento del Pontificio Consiglio si sono chiesti se l’autorità mondiale – di cui quel testo parla con precisazioni perfino troppo numerose, mentre la stessa autorità era stata evocata nella Caritas in veritate in linea generale e senza dettagli – non rischi di risolversi nell’ennesimo potere tecnocratico anonimo, che decide sfuggendo a ogni controllo dei cittadini.
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