La politica e la paura del canocchiale


di Luigi Alici

In uno dei post precedenti avevo ricordato il celebre episodio di Cesare Cremonini, il filosofo averroista che motivava così, in una lettera del 29 luglio 1611 indirizzata a Galilei, il proprio rifiuto di guardare nel cannocchiale: «Quel mirare per quegli occhiali m’imbalordiscon la testa: basta, non ne voglio saper altro».Era una forma di chiusura pregiudiziale dinanzi ai nuovi scenari aperti dalla scienza, che esigevano prima di tutto un allungamento dello sguardo. Una razionalità statica e autoreferenziale – che alla fine degenera in un’ideologia semplificata e rassicurante – ha sempre un alibi a portata di mano per giustificare la paura del nuovo, che a un certo punto diventa una forma di ostinato rifiuto dell’evidenza. A un livello diverso, è lo stesso atteggiamento gustosamente raffigurato da Manzoni nei “Promessi Sposi” e attribuito a don Ferrante, che con un uso – pasticciato, peraltro – della logica scolastica nega la peste che dilagava a Milano e di cui egli stesso alla fine diventa una vittima.

A volte ho l’impressione che oggi anche l’etica e la politica – per motivi diversi – si rifiutino di guardare dentro al cannocchiale e misurarsi in concreto con le dinamiche macroeconomiche della globalizzazione, fatte di numeri, tabelle, conti che alla fine debbono tornare. In etica spesso ci si accontenta di richiamare alcuni principi inderogabili, senza sforzarsi di articolarli in una scala graduata di valori dalla quale ricavare un ordine di priorità, essenziale per raccogliere la sfida empirica della soluzione dei conflitti. Nell’ordine del bene e del male c’è una scala del più e del meno entro la quale, oscillando tra bene maggiore e male minore, l’etica pubblica deve sforzarsi di correlare politica ed economia, entrando nel merito delle questioni e non facendo come Cremonini. Rifugiarsi sull’Aventino di un fondamentalismo etico che rifiuta di guardare dentro al cannocchiale non è solo una forma di purismo chiuso e indifferente, ma può addirittura diventare una complicità indiretta, lasciando mano libera agli squali del profitto a ogni costo.
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