di Alberto Laggia
Sarà paradossale, ma è una realtà: la “decrescita”… sta crescendo, e in fretta anche. A dimostrarlo sono i numeri e l’interesse montante attorno all’evento più significativo dell’anno su questo tema, cioè la terza “Conferenza internazionale sulla decrescita per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale” che si inaugura il 19 settembre a Venezia e si concluderà il 23.
Sono seicento i partecipanti venuti da 45 Paesi che animeranno la cinque giorni del simposio, suddividendosi in 61 workshop, sei forum, due assemblee delle reti che raccolgono i movimenti pro-decrescita, e che affolleranno una lunga serie di eventi collaterali, tra cui rassegne cinematografiche, fiere agricole, campi-scuola e teatri-forum (tutto il programma è su www.venezia2012.it).
C’è chi raggiungerà la laguna in aereo, chi arrivando in sella alla bici, come gli iscritti partiti da Barcellona, e chi in groppa agli asini, come i “decrescisti” ferraresi. Ma chi sono i “partigiani della decrescita”, per dirla allaSerge Latouche, l’economista e filosofo francese teorizzatore della “decrescita” che interverrà a Venezia? E’ un movimento dentro il quale si collocano centinaia di realtà associative tra le più disparate. Ma tutti accomunati da un idea: che l’attuale crisi non è nient’altro che il sintomo più evidente della fine del modello produttivista che credeva ciecamente nell’assioma: più produzione, più consumo di massa, più prosperità e felicità. E sono convinti che l’età del “doposviluppo” debba, invece, essere contraddistinta da modelli economici che, mediante la tecnologia, siano sostenibili con le risorse dell’ambiente, condividano i beni e promuovano l’uomo. E pensano che per far ciò si debba partire dal “micro”, cioè dalle scelte individuali, familiari e della comunità cittadine.
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