sintonizzarsi con i ragazzi che la frequentano, la partita è persa. Così Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, è intervenuto sul tema dei Nativi digitali ed emergenza educativa, L’innovazione nell’apprendimento, il cambiamento nell’istruzione, il convegno del Censis che sì è svolto mercoledì 4 luglio, presso la Camera dei Deputati – Palazzo Marini – Sala della Mercede.
Insieme al ministro sono intervenuti alcuni dei maggiori esperti di linguaggi e di nuove tecnologie, divisi equamente tra i pessimisti, che sostengono che l’inserimento di tablet e smartphone a scuola corrisponda ad un peggioramento dei livelli di apprendimento e gli ottimisti, che vendono nelle lavagne multimediali uno strumento fondamentale per il cambiamento. Le giovani generazioni sono quelle che posseggono le chiavi d’accesso più dinamiche alla società digitale. La rivoluzione nell’uso dei media da parte dei giovani ha assunto i caratteri della moltiplicazione e dell’integrazione degli strumenti di informazione e comunicazione. I giovani entrano in contatto da subito con un gran numero di mezzi di comunicazione, Internet registra un elevatissimo tasso di penetrazione, ai primi posti nell’uso abituale dei media si trovano telefono cellulare e social network, sempre a livelli più alti tra i «nativi digitali» di quanto avviene nelle fasce d’età più avanzate. Queste trasformazioni investono i processi di apprendimento e di istruzione, e hanno importanti ripercussioni sui comportamenti che i più giovani adottano, consapevolmente o meno, nel contatto e nell’utilizzo, spesso intensivo, delle tecnologie digitali. Nell’ambito del convegno è stata presentata la ricerca del Censis, promossa dalla Regione Calabria (Assessorato alla Cultura), basata sui risultati di un’ampia indagine che ha coinvolto 2.300 studenti delle scuole medie e superiori calabresi e 1.800 genitori.
Direi che dal convegno sono scaturite tre considerazioni interessanti: la prima è che le nuove tecnologie sono parte della vita dei ragazzi, non se ne può prescindere. La seconda è che esse determinano un cambiamento antropologico ancora non studiato attentamente. La terza è che per quanto riguarda la scuola tutto dipende, come nel 90 per cento delle situazioni, dagli insegnanti: non si tratta nemmeno di un problema di soldi. Ci sono scuole in cui le tecnologie sono diffuse eppure sono scuole che hanno gli stessi finanziamenti delle altre.
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