
La dignità dell’uomo è nella sua capacità di amare e nella sua possibilità di rispondere alla chiamata di Dio e di entrare in relazione intima di comunione con lui. E c’è un “luogo” che costituisce il santuario, il tempio in cui questa relazione viene vissuta: la coscienza. È un santuario presente in ognuno di noi, anche quando non lo frequentiamo tanto o ce ne teniamo lontani, ma non per questo cessa di essere presente. A noi il compito di visitarlo, abbellirlo, renderlo splendente per l’incontro con Colui che vi possiamo incontrare. “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità. Ma ciò non si può dire quando l’uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato.”
Gaudium et spes, 16
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