Marcello Tempesta, dell’Università del Salento, ci propone alcune considerazioni sulla scuola d’oggi, in occasione della Convention Scuola di Diesse, Bologna, domenica 16 ottobre 2011.
Parto perciò raccontando un episodio: la mia Convention, infatti, non è iniziata sabato mattina, ma venerdì sera durante il breve tragitto in taxi dalla stazione all’hotel. Sono capitato con un tassista di quelli ciarlieri: anche a me piace conversare, e ad un certo punto mi ha chiesto che cosa fossi venuto a fare a Bologna. Gli ho risposto che ero qui per un convegno di 700 insegnanti, e altri 100 erano rimasti a casa perché non c’era posto: attimo di silenzio, tensione che si tagliava a fette. Mi ha chiesto poi di che cosa si parlasse e ho tentato di sintetizzare l’oggetto, il contenuto del nostro lavoro: lungo silenzio. Dopo di che è emerso un fiume in piena: la preoccupazione e la passione di un padre nel parlare di scuola, una drammatica e difficile interlocuzione con un figlio percepito in una fase di sostanziale stagnazione, il racconto di una esperienza personale caratterizzata da una dichiarata appartenenza ad una tradizione di sinistra seriamente impegnata con i sacrifici della vita; il disorientamento davanti ad un dialogo difficile con insegnanti che questa stagnazione molto spesso chiamano inclusione. Insegnanti che poi riconosce non essere tutti nello stesso calderone, perché alcuni fanno il loro lavoro o almeno ci provano.
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