Diamo inizio ad una nuova serie di contributi per riflettere insieme sulle caratteristiche dei momenti elettorali, espressione alta della democrazia. Il primo a scrivere è Gianluca Popolla, giovane funzionario statale che intitola il suo pezzo: La mia campagna NON elettorale #1

Ammettere i propri errori
Viviamo un’epoca dove l’errore è un tabù, una maledizione da allontanare a qualsiasi costo, un sinonimo di debolezza. Per queste ragioni sono poche le persone che ammettono di aver sbagliato e fanno un passo indietro, nella vita e a maggior ragione nella politica. Negare l’evidenza sembra l’unico modo per affrontare l’errore. Io credo, invece, che abbiamo bisogno di più politici che ammettano di sbagliare, togliendosi di torno l’aura di infallibilità (precaria). Non solo per onestà intellettuale ma anche per eliminare quel retaggio di perfezione che ci inquina ogni giorno. I nostri ragazzi passano ore sui social network dannandosi di non essere perfetti come le foto ritoccate di amici e personaggi popolari. Spesso sono tristi per questo, ogni tanto si ammalano, altre volte arrivano a gesti estremi causati dal senso di inadeguatezza. L’aspetto più grave è come la fonte dell’inadeguatezza sia artificiosamente creata da una cultura in cui l’immagine conta più del concetto, la forma più del contenuto. Altri per inseguire la forma difendono esistenze insoddisfacenti e logorano lo spirito vitale che stanzia nelle loro anime.
È proprio per questo che la politica deve tornare all’ammissione (catartica) dell’errore. Si dovrebbe insegnare ai giovani, con l’esempio, che l’errore e la sconfitta fanno parte del percorso e devono essere accettati. Da un errore madornale come una guerra mondiale sono nate le creazioni migliori: dalla nostra Costituzione, all’Europa unita, all’Onu. Istituzioni che, seppur perfettibili, hanno garantito una stabilità politica e di pace tra i popoli per gli ultimi 80 anni. E non era mai successo nella storia dell’uomo. Ripartiamo da politici in grado di ammettere i propri errori e di assumersi le responsabilità che gli spettano. In controtendenza col passato.
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