Se fosse stata ad Amsterdam, tutti sarebbero qui a visitarla, a Ceccano non si sa cosa sia. La frase è stata pronunciata durante l’interessante dibattito Prendersi cura della città, che si è tenuto sabato mattina nell’auditorium ex-ex-ex mediateca di Ceccano. Proprio all’edificio sulla riva sinistra del fiume Sacco, di fronte al campo sportivo Dante Popolla, era rivolta la frase, apparentemente spiritosa ma in realtà capace di spiegare il “non luogo”, abitato in questo fine settimana dai ragazzi di Engine4you, per l’hackathon Tech-care. Quell’edificio, realizzato dal comune negli anni 90, grazie ad un finanziamento della comunità europea, è su tutti i libri di architettura contemporanea, immagini e disegni vengono esposti nelle mostre, ma totalmente sconosciuto ai ceccanesi. Ne hanno raccontato la storia il suo ideatore, l’arch. Luigi Compagnone, il progettista, l’arch. Alfonso Giancotti, oggi professore alla facoltà di architettura della Sapienza, insieme ad Alessandro Ciotoli, presidente di Indiegesta, che da qualche settimana lancia riflessioni sui “non luoghi” di Ceccano, quei posti che nessuno sa a cosa servano, per la vita di una città. In quegli anni, il comune intercettò un finanziamento per la progettazione di un “centro servizi”, uno spazio in cui imprenditori, piccole imprese, professionisti, artigiani avrebbero trovato servizi tecnologici e di supporto alla loro attività. L’intuizione fu quella di acquistare un rudere, l’ex cartiera lungo il fiume, e trasformarla in un superbo edificio, di cui, poi, le amministrazioni, che si sono succedute a governare il territorio, tutte, nessuna esclusa, non hanno compreso né l’originalità né il ruolo che avrebbe potuto avere, fino a trasformarla addirittura in discarica e in parcheggio di mezzi in disuso, come l’edificio. Negli anni è stata mediateca, poi sede di qualche associazione, poi non si sa che, fino al completo abbandono di questi giorni. Se quell’edificio fosse stato ad Amsterdam, sarebbe una meta turistica, a Ceccano è un “non luogo”. Ma, ha detto il suo progettista, il prof. Giancotti, rivolto alla platea di giovani che l’ascoltavano, potete ancora cambiare, riutilizzarlo, farlo diventare vivo, grazie al lavoro di ciascuno, al piccolo pezzetto che ognuno di noi può mettere per migliorare il luogo in cui viviamo. basta volerlo, associarsi e chiedere cose che possano essere realizzate, a cominciare dai parcheggi, dalla pulizia, dalla chiarezza degli intendimenti


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