Oltre mille soldati tedeschi nel settembre del 1943 gli avevano occupato le case, naturalmente prendendo le migliori, gli requisivano gli animali, rastrellavano gli uomini per i lavori forzati al fronte di Cassino, da due anni ormai i ceccanesi pativano la fame tanto da assaltare i forni. E poi arrivarono dal cielo le bombe, quando nessuno credeva che avrebbero colpito Ceccano. Erano mesi che vedavano passare quegli aerei, alti: vanno a Frosinone, vanno a Roma, dicevano, ritenendo che Ceccano non meritasse neppure una bomba. Invece, sarebbe stata colpita oltre 30 volte. Schiacciati fra i due fuochi, l’occupazione tedesca e le bombe alleate, i ceccanesi scapparono, lasciando tutto, case, averi, abitudini, affetti, diventarono profughi, gli sfollati appunto. Il paese si svuotò, la paura e il terrore si spostarono nelle campagne. Di tutto questo si parlerà venerdì 6 ottobre a Santa Maria a fiume, a Ceccano, alle ore 18,30 per Quando i rifugiati eravamo noi, il secondo incontro de I giorni dell’ira, l’iniziativa per la ricostruzione della memoria a 80 anni dalla guerra a Ceccano, realizzata dalla Rete delle Associazioni, coordinata dalla Proloco. Sarà Angelino Loffredi, già sindaco di Ceccano, a tracciare un quadro della situazione nei giorni che precedettero il bombardamento del 3 novembre e poi nei mesi successivi. Con lui ci saranno gli sfollati di quel tempo, che racconteranno le loro terribili esperienze ma narreranno anche della solidarietà che trovarono. Ci sarà anche un’analisi di filmati e fotografie di quei giorni.

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