25 luglio 1943, ottanta anni fa, la caduta del fascismo a Ceccano


Tratta dal libro Ceccano e la guerra di Gianluca Coluzzi e allievi del Liceo di Ceccano

Si arriva all’estate del ’43. Gli Alleati cominciano a sbarcare in Sicilia nella notte tra il 9 e il 10 luglio.
Nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo, nella notte tra 24 e 25 luglio, viene votato l’ordine del
giorno Grandi, con cui si destituisce Mussolini, che viene arrestato l’indomani appena fuori Villa Savoia,
dopo un colloquio con il re Vittorio Emanuele III. Dopo 21 anni è caduto il fascismo. Il governo passa
nelle mani di Pietro Badoglio.
L’8 settembre viene annunciato l’armistizio, che era stato siglato dal generale Castellano a Cassibile il 3
dello stesso mese. Gli Alleati cessano di essere nemici. Si determina una fase di caos in Italia a livello
militare e politico. I tedeschi, diventati nemici, occupano militarmente l’Italia dove peraltro erano già
presenti in forze.
A Ceccano come si vivono questi importanti avvenimenti? Si deve dire subito che non vi sono grandi
riscontri documentali. Si farà ricorso allora alle testimonianze raccolte e a quanto è scritto in testi di storia
locale.
Scrive G. Giammaria, nella nota pubblicazione “Guerra Liberazione Dopoguerra in Ciociaria”, su come
fu vissuta la caduta del fascismo a Ceccano: Il 25 luglio i ceccanesi ignari degli avvenimenti festeggiano il S. Cuore. Un sacerdote locale è testimone diretto degli avvenimenti e nelle sue carte ha lasciato appunti sugli avvenimenti di quel giorno e dei mesi successivi. Dopo le cerimoniereligiose, in cui si è pregato per i soldati e per la pace, egli ed i fedeli sono tornati a casa e dopo le 22 si è sentita per strada qualche voce che alludeva al cambiamento di regime. Dalla radio, allora, si è appreso l’accaduto allontanamento del duce. Ilgiorno dopo poche notizie sui giornali mentre si è interrotta l’attività del partito fascista; qualcuno ha cominciato a scalpellare i fasci; molte persone sono euforiche ma non c’è stato alcun pensiero di violenza.

Più preciso è G. Ruspandini. Innanzitutto egli afferma che la notizia della caduta del fascismo a Ceccano
non si diffuse subito: A Ceccano, invece, sono in pochi ad apprendere l’accaduto la sera stessa: le famiglie che possiedono la radio sono quasi tutte fasciste e quella notizia così inquietante non esce dalle loro case, anche per l’ora tarda. A Colle San Paolo, le voci vaghe e inattese raccolte l’indomani mattina alla fiera di S. Anna alla Tomacella, trovano conferma solo col ritorno degli operai della BPD, nel tardo pomeriggio: il re ha nominato Badoglio capo del governo al posto di Mussolini ma tutto continua come prima.
Una notizia del genere però, non può essere tenuta nascosta e, inevitabilmente, si diffonde tra la
popolazione. Ruspandini non riporta scene di isteria clamorose o fatti eclatanti. Una situazione ben
diversa però si verifica dopo l’arresto di Mussolini:

Mercoledì 28 però, le cose cambiano. Arriva la notizia dell’arresto di Mussolini e si scatena la rabbia contro i simboli del potere. Tra le persone di Colle San Paolo andate in paese per il mercato, c’è chi assiste alla distruzione della grossa lapide celebrativa presso il portone del municipio e all’aggressione, sotto l’Arco la Piazza, a una guardia comunale squadrista.
Si legga ora quanto ha scritto A. Loffredi sugli avvenimenti in Ceccano successivi alla caduta del
fascismo. Loffredi sposta l’attenzione anche su alcuni episodi di lotta politica avvenuti nello stabilimento
BPD. Direttore del complesso industriale è l’ing. Carrassi, proveniente dall’Ansaldo di Genova, dirigente
accompagnato da una fama di “sovversivo”. Sicuramente si tratta una personalità assai diversa rispetto al
precedente direttore Muller, fascista convinto. Si legga come agisce Carrassi nelle ore successive alla
caduta del regime. E’ la mattina del 26 luglio: Carrassi arriva in fabbrica alla solita ora. Entra nel suo ufficio, manda a chiamare due conosciutissimi fascisti, ai quali ordinadi fracassare il quadro di Mussolini che domina la sua stanza. Un atto certamente plateale, comunque dirompente per l’immediato eco che ha fra gli operai […]
Qualche giorno dopo l’episodio riguardante l’atto compiuto dal direttore Carassi, alcuni ceccanesi molto determinati abbattono le insegne fasciste collocate vistosamente sulla Casa del Fascio, sul serbatoio e sulla facciata del Palazzo Comunale. L’animatore di questa iniziativa, che in verità viene sostenuta da molte persone, è Mattia Staccone, un accanito antifascista mai piegato dalle prepotenze […]
In quelle ore in cui si abbatterono le iscrizioni fasciste, la popolazione di Ceccano partecipa numerosa e composta.
Le ricostruzioni di Loffredi e di Ruspandini concordano nell’affermare che, nei giorni successivi al 25
luglio, non si instaurò un’atmosfera di vendetta e che non ci furono episodi gravi di violenza
Sull’abbattimento dei simboli fascisti si riporta un estratto della testimonianza (consultabile nella sezione
apposita) che la maestra Ada Peruzzi, figlia del noto scultore ceccanese D. Peruzzi, ha rilasciato a chi scrive: Della caduta del fascismo mi ricordo che mio padre, che era uno scultore, su ordine di alcune persone, cominciò a scalpellare un simbolo fascista sulla fontana di via Magenta; si vede ancora il segno di questa scalpellatura. Noi gli dicemmo di smettere perché ritenevamo quei simboli dei segni di un’epoca nella quale comunque avevamo vissuto.

potete leggere tutto il testo Ceccano e la guerra 1944 qui https://play.google.com/books/reader?id=GtCmAwAAQBAJ&pg=GBS.PA36&hl=it

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