Nessuno ci ha detto niente; l’abbiamo saputo dai giornali; non avrebbero dovuto avvisarci tutti e darci altre informazioni? Che cosa dobbiamo fare ora? far analizzare l’acqua dei nostri pozzi? e da chi? per quali elementi? Sono le domande delle persone che ci contattano, a proposito dell’ordinanza con cui il sindaco di Ceccano ha vietato l’uso dell’acqua dei pozzi di Via Marano a causa dell’inquinamento da triclorometano e da bromodicloretano. Non soltanto l’acqua non è potabile, naturalmente, ma non può essere utilizzata per abbeverare gli animali ed innaffiare gli orti. L’ordinanza del 27 aprile scorso era stata adottata su una comunicazione di Arpa Lazio di metà aprile, dove si diceva che nello scorso novembre era stato individuato un forte inquinamento in un pozzo in via Marano e chiedeva al sindaco di impedirne l’uso nel raggio di 500 metri del punto di prelievo. L’ordinanza sindacale però non veniva pubblicata sul sito comunale, né sulle pagine social del comune, né, tantomeno, come abbiamo verificato, venivano affissi avvisi nella zona, né utilizzate le bacheche elettroniche. Così l’acqua dei pozzi è stata utilizzata tranquillamente fin quando la stampa non ha dato, casualmente, notizia dell’avvelenamento. Eppure nel testo dell’ordinanza si dice chiaramente che dovesse essere diffusa con la più ampia pubblicità possibile. Ci si è limitati invece all’albo pretorio, dove, fra l’altro, ormai l’ordinanza non c’è più, per la scadenza dei termini di pubblicazione. Perché questo silenzio? Palazzo Antonelli sottovaluta l’inquinamento o ha ricevuto da Arpa Lazio notizie tranquillizzanti? Chi ha deciso di non dare pubblicità all’ordinanza? Perché l’agenzia regionale ambiente ha tardato tanto nell’avvisare il comune dell’avvelenamento dei pozzi? Il triclorometano è da tempo conosciuto come cancerogeno, come specifica uno studio dell’Arpa Piemonte del 2016, che potete leggere qui, e nel pozzo di via Marano è stato trovato in misura pari a 100 volte il massimo consentito.

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