Lo rivela la relazione semestrale della Dia che a proposito del territorio fruisinate scrive che i clan hanno acquisito e gestito talune aziende ubicate nell’area tra Patrica, Ferentino, Frosinone e ora stanno stringendo legami con formazioni locali collegate alle omonime aggregazioni criminali romane e pontine, protagoniste di estorsioni, usura e traffico di stupefacenti. Un quadro preoccupante che però stato preannunciato dalle parole del prefetto Portelli due anni fa oppure quelle del colonnello Giancostabile Salato nel 2010 all’Antares di Ceccano, quando l’ufficiale disse: Siamo agli ultimi posti nelle classifiche economiche della nazione ma da noi cifrcolano i SUV in numero impressionante, come impressionante è il numero delle piscine. Questo vuole dire che ci sono grandi fasce della popolazione che vivono con un tenore di vita di gran lunga superiore al reddito denunciato. Facciamo più di 100 controlli patrimoniali l’anno ed abbiamo un’idea precisa del perché questo accada: innanzitutto c’è una forte evasione fiscale ma poi c’è grande disponibilità di danaro il che ci deve mettere in allarme. Infatti di fronte alla forte crisi economica che ci attanaglia è facile cedere alla tentazione del guadagno facile senza stare lì a guardare per il sottile sulla provenianza di danaro che all’inizio viene offerto senza problemai che poi si trasforma in una terribvile arma di condizionamento e finanche di ricatto. Così la mafia può impadronirsi senza colpo ferire di aziende e di patrimoni sempre più consistenti. E’ necessaria allora la vigilanza di tutti, a partire da quelle amminstrazioni comunali che non si insospettiscono se le ditte che vincono appalti non hanno dipendenti né capitale sociale e a volte neppure una sede”.

Dopo 13 anni quelle parole assumono un’attualità agghiacciante
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