Stamane, una ricercatrice, dottoranda alla Sapienza, è arrivata a Ceccano con il treno delle 10,15, proveniente da Roma: non c’era l’autobus, non c’era un taxi, non c’erano informazioni su come raggiungere le scuole dove era diretta. Per fortuna, ha trovato un passaggio. Ecco, soltanto automobili private, niente altro: su questo si fonda la mobilità dei ceccanesi, tranne poche eccezioni. Oggi, 22 settembre, è l’ultimo giorno della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, dedicata appunto a promuovere mezzi alternativi di trasporto, rispetto alle costose ed inquinanti automobili. Ceccano purtroppo non brilla in questo settore: non c’è trasporto pubblico efficiente, tanto che non serve nemmeno la stazione ferroviaria, non ci sono taxi, non c’è un metro di pista ciclabile, non c’è un servizio di car sharing, non c’è una sola colonnina per la ricarica delle auto elettriche. Eppure la città è in testa alle classifiche per l’inquinamento da polveri sottili. Invece, anche nella delibera sulla rigenerazione urbana approvata recentemente dal consiglio comunale, la mobilità sostenibile è confinata in vaghe e generiche affermazioni. Ogni giorno migliaia di automobili attraversano Ceccano, lasciando la loro pesante impronta ambientale e qualche volta anche i drammi degli incidenti. Non sarebbe il caso di ripensare tutto questo e cominciare a stilare un programma per modificare i flussi di traffico e le abitudini dei cittadini? Non si può chiedere doi lasciare le auto se il trasporto pubblico non è efficiente. Non si può chiedere di andare in bicicletta a scuola o al lavoro se non ci sono percorsi sicuri per i ciclisti. Frosinone ci sta provando: non ci si può mettere d’accordo e magari pensare a qualcosa insieme?

Se metti in atto la mobilità sostenibile, chi paga poi la sosta sulle strisce blu?