Erano Saskatchewan, Irochesi, Creek, Mosquito, Mohawk, Ojibwa i soldati delle First Nations, i nativi americani che combatterono volontari nell’esercito canadese nella II Guerra Mondiale. Ne caddero ben 6000. Alcuni di loro erano con le truppe che, alla fine di maggio del 1944, dalla Casilina e da Arnara liberarono Pofi dall’occupazione germanica, che tanti lutti aveva causato tra la popolazione. Alcuni di loro caddero in combattimento, altri sono tornati a Pofi nel corso degli ultimi decenni. I nativi combatterono anche nello scontro che in quei giorni si verificò al ponte sul fiume Sacco, proprio al confine tra Castro e Pofi. I canadesi, guidati da un ufficiale della Polizia Militare, in un episodio che ebbe testimone oculare l’ex sindaco di Cassino, Ferraro, sfollato in quelle campagne, aprirono il fuoco sulle truppe coloniali francesi che tentavano di oltrepassare il fiume, per organizzare una delle loro terribili scorribande. L’azione salvò dallo stupro di massa le donne dei centri della riva sinistra del fiume Sacco. Questi episodi sono stati ricordati venerdì 29 luglio in Piazza Vittorio Emanuele a Pofi dove il giornalista Matteo Incerti ha presentato il suo libro I pellerossa che liberarono l’Italia, insieme al sindaco Mattoccia e all’assessore alla cultura Savarese. Incerti ha messo in evidenza il coraggio di questi uomini che pur avevano subito ogni vessazione in patria, privati della libertà, della loro cultura, financo della loro lingua come ci ha ricordato Papa Francesco nel suo viaggio in Canada proprio in questi giorni.
