Me la ricordo da bambino, quando rimanevo meravigliato che “una comunista” come lei si desse tanto da fare per l’infiorata del Corpus Domini: servì alla mia coscienza a capire che le persone non andavano giudicate per il voto che esprimevano nella scheda elettorale quanto per il modo di vivere. La rivedo ancora, nella sezione elettorale che si trovava nella clinica Roccatani, discutere animatamente con mio padre, socialista, nel momento della frattura della sinistra tradizionale, mentre io ragazzo assistevo affascinato dentro una sezione elettorale, alla vigilia del voto, a metà degli anni 60. Già allora esprimevo posizioni critiche nei confronti del Pci e lei disse: va bene ma almeno un po’ “rosa” sarà, individuando la mia collocazione nel cattolicesimo popolare. Gigina La Romana, come tutti l’abbiamo conosciuta, e sempre chiamata, (Luigia Carlini, in realtà) è scomparsa nel pomeriggio: è stata una vera e propria pasionaria, come tante altre che costellano la storia dei partiti politici dopo la seconda guerra mondiale. Generosa ed affabile nello stesso tempo, incapace di chiudere gli occhi davanti alle storture della società, Gigina è stata esempio per tutti coloro che si sono cimentati nella vita civile, pur con idee differenti. Ciao, Gigina, non ti dimenticheremo, arrivederci.

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