Dopo lo sfondamento della Linea Gustav, il 18 maggio, nei giorni successivi i reparti alleati risalivano verso Roma, contrastati dalle forze germaniche che fecero di Ceccano l’ultimo baluardo prima di lasciare la capitale. Le forze alleate avanzano con i reparti americani sulla costa, quelli del Corpo di Spedizione Francese, legione straniera e divisioni coloniali sulla riva destra del Sacco, i Canadesi su quella sinistra. Quei terribili giorni sono stati ricordati ieri pomeriggio a Santa Maria a fiume nel convegno Il fiume racconta dell’Associazione famiglia Futura, guidata da Manuela Maliziola. Quesi giorni terribili sono stati raccontati da Angelino Lofferdi che ha dedicato tanti anni alla ricostruzione dei fatti tramite gli archivi diocesani: le fasi più dure della battaglia ci furono il 28 quando i tedeschi respinsero le truppe coloniali francesi al Rifugio e poi fecero saltare in aria tutto il quartiere insieme al Palazzo Berardi, al ponte e alla stazione ferroviaria. I francesi allora piegarono l’offensiva verso il Fiano e via Aia del Tufo da dove, a prezzo di durissime perdite riuscirono a penetrare nel centro urbano, mentre la battaglia si spostava sui colli pià alti di Ceccano, il Boschetto e il Morrone, ad ovest della città. I boschi di quelle località sono ancora oggi la tomba di tanti giovani tedeschi e africani. A sinistra del Sacco avanzavano invece i Canadesi che il 30 maggio arrivarono alla Borgata, dopo essersi scontrati con i tedeschi a Colle Antico, al Casale Berardi. Nel frattempo la città si era svuotata, tutti erano fuggiti, sfollati in campagna. Le violenze sulla popolazione civile iniziarono il 1° giugno. A Ceccano risultano 60 denunce di violenze da parte delle truppe coloniali francesi, tutte verificatesi lungo la sponda destra del Sacco. Loffredi ha ricordato anche il grande contributo dei sacerdoti nell’aiutare la popolazione civile, nel momento in cui le autorità podestali si erano completamente eclissate, nel probabile tentativo di sottrarsi all’arresto. Insieme a Loffredi sono intervenuti il prefetto emerito Cesari, che ha ricordato il ruolo del santuari nella storia di Ceccano, il sindaco emerito di Veroli, Giuseppe D’Onorio, che ha ricostruito quegli eventi grazie ai suoni delle campane, e poi l’arch. Luigi Compagnoni, che ha affrontato il tema dei soldati ceccanesi partiti per la guerra e prigionieri deportati nei posti più lontani, dall’Himalaja, all’Australia, alla Scozia. E ancora Alessandro Ciotoli di Indiegesta che ha raccontato delle testimonianze raccolte sul bombardamento di Ceccano del novembre del 43. Nel filmato potete vedere la prima testimonianza diretta sui quei giorni

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