di Alessandro D’Avenia
Come mi immagino l’imminente prima campanella dell’anno? Così: «Dall’interno degli involucri uscirono libri nuovi e fragranti, zeppi delle letture più incredibili, uno su specie animali sconosciute, l’altro su popoli diversi e re defunti, il terzo su paesi esotici, il quarto sulla magia dei numeri».

Queste righe tratte da un libro che ho letto quest’estate, Gente indipendente del Nobel Halldór Laxness, descrivono il momento gioioso in cui, in una sperduta fattoria islandese a inizio ‘900, sul far di una sera gelida arriva un maestro. I figli del pastore reagiscono voracemente alle meraviglie a loro ignote, ma: «Ebbero il permesso di toccare appena ciascun libro, solo con i polpastrelli, la letteratura non tollera dita sporche, prima bisognava rivestire ogni volume. Non si potevano guardare le figure tutte in una volta, solo una per libro, per esempio la figura della città di Roma, grande come la montagna sopra il casale, e della giraffa, che ha un collo così lungo che la testa le uscirebbe dal comignolo. E guarda un po’ la sera all’improvviso era trascorsa; nessuna sera era mai trascorsa così in fretta… e loro avrebbero voluto porgli cento domande».
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