Sarà ridotta al solo piazzale mons. Misserville la fiera di S. Giacomo, per questioni di pandemia ma da qualche anno in forte contrazione. Inizierà la sera di domenica 22, con la mezza fiera, per terminare alle 12 di lunedì. E’ quasi scomparsa: era la fiera che segnava l’inizio della stagione della vendemmia, serviva come punto di incontro dei contadini, dei viticultori in particolare. Oggi è ridotta ad un piccolo mercato rionale. Eppure si tratta di una fiera che affonda le sue origini nella storia della Contea: il culto di San Giacomo a Ceccano è attestato da una notevolissima quantità di documenti che confermano l’importanza del pellegrinaggio di Egidia, una delle prime donne ad arrivare in Galizia, alla tomba di San Giacomo, in finibus terrae. Il figlio Giovanni dopo quel pellegrinaggio, fece edificare due chiese: S. Maria a fiume, consacrata nel 1196, con grande concorso di cardinali vescovi ed abati, e poi, nel 1209, la chiesa di S. Giacomo ad pontem, scomparsa poi nel secolo XVIII. Attorno a queste chiese si svolgeva una grandissima fiera nel giorno della Festa di San Giacomo, il 25 luglio. Una venerazione tanto radicata che il dialetto ha conservato l’espressione ispanica: Sant’Iacu d’ Galizia. Furono poi i Colonna, nel secolo XVI, a spostare di un mese la fiera per non farla coincidere con un’altra dei propri possedimenti. In entrambe le chiese, fra le reliquie, furono inseriti anche i resti delle vesti liturgiche di San Tommaso Beckett, arcivescovo di Canterbury, assassinato dai sicari del re d’Inghilterra nella sua cattedrale. A san Tommaso i de Ceccano erano particolarmente devoti, come narrato nella ricerca storica condotta dal Liceo di Ceccano

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