
Se ne andò silenziosamente: nessuno o quasi aveva saputo della sua malattia mortale. A Castelgandolfo, il 6 agosto 1978 moriva Paolo VI, il papa che aveva traghettato la chiesa negli anni del post concilio, il papa che aveva affrontato il 68 e la secolarizzazione violenta, il papa della preghiera agli “uomini delle brigate rosse”. Sarà proclamato beato il 20 ottobre prossimo. Ecco che cosa ne ha detto recentemente papa Francesco, salutando i 5mila fedeli della diocesi di Brescia in Pellegrinaggio a Roma per ricordare il 50esimo anniversario dell’elezione di Papa Montini: “Cari amici, ritrovarci nel nome del Venerabile Servo di Dio Paolo VI ci fa bene!”. “Personalmente – ha confidato loro – torno sempre a rileggere i discorsi di Paolo VI, specialmente quello a Manila e quello Nazareth, che sono stati decisivi per la mia vita spirituale. Ci torno sempre perché mi fanno bene”. E, ha aggiunto: la “Evangelii Nuntiandi per me è il documento Pastorale più importante che sia stato scritto fino a oggi”. Con la “grande ispirazione” di Paolo VI la Chiesa anche oggi è chiamata a dire sì e amare, Dio e l’uomo, l’uomo di carne e a uscire da se stessa. Il Papa, dopo il saluto del Vescovo di Brescia Luciano Monari, ha riflettuto su Papa Montini grazie a “tre elementi”: Paolo Vi “testimone in anni difficili”; il suo “amore per la Chiesa, appassionato e di tutta una vita” e il suo “amore per l’uomo”.
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