Ci scrive una lettrice: riaprono ospedali anche solo per questa emergenza? Va bene … ma una tac ferma non ce la possiamo permettere. Quando in tutta Italia stanno sfruttando tutto ciò che si ha a disposizione e si donano macchinari… noi, a Ceccano, ne abbiamo uno e potente… fermo. Che vergognoso paradosso!

La gentile lettrice fa riferimento alla tac montata a Ceccano all’inizio degli anni 2000, ed ora lì inutilizzata… mentre alcuni giorni fa un autorevole quotidiano riportava le attuali difficoltà dello Spaziani di Frosinone in campo contro il Covid con una sola TAC.
Mi permetta di dissentire: la tac a Ceccano non è la stessa montata nel 2006, bensì una montata o meglio, smontata in una clinica di Roma acquistata e rimontata a Ceccano nel 2019.
Tale apparecchiatura risulta essere di concezione e generazione precedente a quella montata nello stesso nosocomio in precedenza: ad esempio è sprovvista dei dispositivi di risparmio dose al paziente. C’ è da aggiungere inoltre che nella struttura di Ceccano non è mai presente l’anestesista e pur volendo, tralasciando altre carenze croniche di presidi, dispositivi e di personale, risulta impossibile effettuare esami con mezzo di contrasto.
Mi preme poi precisare che l’ospedale Spaziani e provvisto di tre apparecchi tac, tutti pienamente funzionanti anche in questa fase di emergenza, ma soltanto uno, quello presente presso il DEA, è stato adibito per esami con positivi covid e/o sospetti tali, proprio per tutelare i pazienti, gli operatori e per ridurre al minimo i vettori di contagio.
Notizie come quella riportata in questo articolo, soprattutto in una fase delicata come questa e in un periodo storico così triste non fanno altro che esacerbare gli animi già provati dei nostri conterranei, giustamente costretti in quarantena ma che possono comunque star tranquilli che tutto quello che può essere fatto a loro tutela, è messo in atto da persone competenti e responsabili.
Mi duole altresì segnalare che tali notizie, in qualità di operatore della sanità, non rendono il giusto merito a chi come noi, sta mettendo in atto sforzi oltre le normali capacità fisiche, psichiche ed umane, privando chi vive nelle nostre stesse mura anche di un semplice abbraccio per la paura di contagiare quanto abbiamo di più caro al mondo.
Con immutata stima ed affetto, Ferdinando Lombardi, tecnico di radiologia e suo ex alunno.