di Nico Spuntoni per In Terris
All’alba del 29 settembre 2018 l’edizione straordinaria del Tg1 annunciò l’inaspettato evento agli italiani: “E’ morto il Papa Giovanni Paolo I“. Non solo i cattolici, ma tutti rimasero colpiti come se, con quella notizia, avessero appena ricevuto un pugno nello stomaco. Una reazione collettiva, dominata dall’emotività suscitata dalla durata troppo breve di un pontificato che sin dal primo giorno era stato percepito come un’opportunità. La sua figura sorridente, rassicurante, in cui era facile immedesimarsi aveva suscitato l’entusiasmo “d’ufficio” dei media, ma anche quello convinto dei fedeli. E tanti non credenti si erano riscoperti ben predisposti verso un capo religioso, desiderosi di approfondirne la conoscenza, intenzionati a rinviare quell'”incontro” ad un appuntamento futuro ma non lontano. Sono passati esattamente 40 anni dalla notte in cui terminò l’undicesimo pontificato più breve nella storia millenaria della Chiesa. Ancora oggi di Giovanni Paolo I persiste un ricordo collettivo dominato dal rimpianto. Durante questi 4 decenni successivi all’anno dei “tre Papi”, si è scritto tanto – e molto spesso male – della sua morte, ma poco – e non di rado con superficialità – sullo spessore teologico e pastorale di Albino Luciani.
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