
di Gemma Gemmiti
Oggi ho visto la parola “Cura”.
Era dentro alle mani piene di crema di un papà che correva dietro al suo piccino di forse tre anni sul bagnasciuga.
Era avvolta dentro a un telo di cotone colorato e si intravedeva da sotto a un piccolo cappellino rosa.
Ho chiesto a sua madre come si chiamasse, mi ha sorriso mostrandomi monili di legno intagliati, senza rispondermi, non mi capiva e allora anche lei è diventata
“Cura” per il magico potere riflessivo che hanno le parole, specialmente quelle che restano tra le labbra.
Ho trovato la parola “Cura” persino dentro ad un contenitore di plastica pieno di insalata di riso, e negli asciugamani che venivano agitati un po’ più in là, per non dar fastidio con la sabbia a sconosciuti che passavano una domenica tranquilla.
È strana la vita, ti deposita in un punto a caso sulla Terra ed è da lì che tutto parte, da lì.
E non è sempre vero che puoi essere ciò che vuoi, che hai nelle mani il tuo futuro.
Dipende da dove nasci, più che da chi.
Guardavo l’orizzonte e pensavo che dovremmo avere Cura di ciò che ci circonda, del mare per esempio.
E di chi lì dentro ci muore.
Oggi mi è sembrato più salato.
Forse erano lacrime.
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