di Alessandro D’Avenia
La scuola da troppo tempo è diventata un ambiente autoreferenziale in cui la burocrazia si è progressivamente impadronita degli spazi e del tempo da dedicare all’unico centro di gravità scolastico: la relazione educativa. La relazione è come l’aria: più è buona più vivi, ma ti accorgi che esiste solo quando diventa irrespirabile. Senza relazioni educative di qualità la scuola perde la sua essenza e si trasforma in un ambiente fatto di muri, ruoli, voti.
Una relazione per essere reale deve produrre effetti rilevabili, e quella educativa ha come effetto nei ragazzi l’introduzione personale, graduale e progressiva alla realtà, che ha come conseguenza nell’ordine: la conoscenza di se stessi, il consolidamento della propria identità e la fioritura dei talenti. Il tasso di dispersione scolastica (ragazzi che si ritirano prima dello scadere dell’obbligo) in Italia tocca cifre che dimostrano che questa relazione è diventata irrespirabile: 20% per chi sceglie i licei, 40% per chi sceglie istituti professionali. Sono cifre patologiche i cui sintomi coinvolgono chi resiste in misura non letale ma dolcemente asfissiante: noia, disinteresse, ansia, repulsione.
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