di Marco Iasevoli
Circa 150 eventi lungo tutto il Paese «per informare sui contenuti della riforma e generare processi che consentano un voto consapevole ». Si avvicina il referendum e anche per l’Azione cattolica è tempo di bilanci. La presidenza nazionale, il Centro studi di Ac e le associazioni diocesane, spesso in collaborazione con realtà ecclesiali e non dei territori, hanno promosso convegni e incontri «nelle grandi città e nei piccolissimi centri, nelle sale parrocchiali e nei teatri, nelle scuole e nelle Aule dei Consigli comunali », attivando la partecipazione di migliaia di cittadini e tantissimi giovani. Un impegno, spiega il presidente nazionale Matteo Truffelli, «portato avanti senza schierarci con nessuno e facendoci aiutare da esperti e tecnici convinti come noi che, per un referendum costituzionale, non c’è niente di più deleterio della propaganda fine a se stessa».
C’è un motivo che vi ha spinto a girare l’Italia?
Semplicemente, crediamo che il compito di un’associazione come la nostra sia aiutare le persone a formarsi un’opinione consapevole e critica. Senza però rispondere «sì» o «no» al loro posto.
Dal suo osservatorio quale Paese va al voto?
Abbiamo incontrato un Paese profondamente desideroso di capire e partecipare. Ovunque abbiamo avuto un ‘pienone’ perché i cittadini attendevano che qualcuno parlasse loro della riforma in modo imparziale e obiettivo, senza secondi fini e senza tracciare scenari apocalittici.
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