di Luigi Alici
Perdersi nella notte è più facile che perdersi in pieno giorno, non c’è dubbio. Ma non vedere la luce nella notte più speciale e più straordinaria di tutte, senza accorgersi di niente, e continuare a pensare, a dire e fare le cose di sempre, è la più incredibile e autolesionistica distrazione che la storia umana possa conoscere!
L’atto originario con il quale è stato inaugurato l’ordine dell’essere e della vita, quello per cui – con un atto di gratuità inaudita – tutto si è “acceso” e ha iniziato a pulsare, possiamo pensarlo anche come con un passaggio dal buio assoluto – assoluto nulla, assoluta assenza – ad un avvicendarsi, non solo astronomico, di luce e di tenebre: il diurno e il notturno sono anche i lati misteriosi e fragili della nostra vita, fra i quali esitiamo continuamente.
A differenza della “prima creazione”, la “seconda creazione”, resa possibile dal Risorto, non è un atto fuori del tempo: è accaduto di notte, in una notte santa, in cui l’atroce bagno di sangue della crocifissione si è trasformato in un lavacro di rigenerazione.
Eppure anche la memoria di questa notte santa comincia a sbiadire per questa umanità frenetica e distratta, che un’altra notte di sballo non riuscirà a liberare dall’angoscia.
In questa notte santa in Siria si continuerà a sentire lo sferragliare dei cingolati, in Africa si continuerà a morire di lavoro minorile, in Corea del Nord la macchina del riarmo continuerà a girare a pieno regime. In modo più felpato ma forse ancor più violento, il mulino della speculazione finanziaria continuerà a far girare le sue ruote voraci, stritolando di tutto nel suo gigantesco frullatore.
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