di Barbara Weisz

Una diversa organizzazione del lavoro, determinata da una produzione che deve diventare sempre più flessibile anche in termini di orari e luoghi, una possibile riduzione dei posti di lavoro nelle fasce di competenza medio-basse, ma una contemporanea creazione di nuove figure professionali,necessità di continua formazione on the job, sul luogo di lavoro, una crescente responsabilizzazione del lavoratore. E un diverso paradigma anche sul fronte della relazioni industriali,ovvero del rapporto fra lavoratori e imprese. Sono questi gli elementi su cui fondamentalmente concordano le analisi e gli studi sul modo in cui la fabbrica digitale, ovvero industry 4.0, sta cambiando e soprattutto è destinata a cambiare il mondo del lavoro. Un dato che fotografa la situazione è contenuto in un report del World Economic Forum, “The future of Jobs“, che ha fatto il giro del mondo: il 65% dei bambini che iniziano ad andare a scuola in questi anni, quando termineranno il ciclo di studi faranno un lavoro che ora non esiste. Un altro dato, contenuto nello stesso report, fa invece maggiormente discutere, e riguarda direttamente l’impatto occupazionale della quarta rivoluzione industriale: entro il 2020 spariranno 7,1 milioni di posti di lavoro nel mondo, e ne verranno creati 2 milioni, il che significa una perdita netta di 5,1 milioni di posti.
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