di Franco Cardini
Siamo in guerra, si stanno ripetendo in molti: e quindi, à la guerre comme à la guerre . Ma attenti perché, tanto per continuar con le espressioni francesi, quella contro l’islamismo – che non è la fede islamica, bensì la sua tragica caricatura in termini ideologici, un “ismo” (al pari del fascismo o del comunismo) che tratta Dio e la religione come pretesti per una politica di potenza – è sul serio una drôle de guerre , che qui in Europa va combattuta con gli strumenti e le risorse dell’antiterrorismo, l’intelligence anzitutto, mentre nel Vicino Oriente vuol vederci, per forza di cose, sul terreno in quanto là, a differenza di qua, il nemico adesso rappresentato dall’Is (Daesh) vanta una sovranità territoriale de facto che gli va strappata: il califfo al-Baghdadi è un brigante che si comporta come se fosse un capo di Stato e i suoi seguaci gli vanno sottratti uno ad uno o battendoli sul campo o convincendoli ad abbandonare la sua causa e a passare alla nostra. Perché questa è una guerra anche, anzi soprattutto, ideologica, contromujahiddin (combattenti del jihad , dello “sforzo sulla via gradita a Dio”) eforeign fighters (uomini o magari anche donne, spesso giovani, che all’opulento vuoto di valori offerto loro dall’Occidente, cui hanno voltato le spalle, hanno preferito il fiammeggiante e sanguigno orizzonte del paradiso all’ombra delle spade)
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