Per la preoccupazione di amare Dio si dimentica della sua dignità, e tiene la propria gloria nascosta nella profonda carità che ha per Dio, e non pensa più a se stesso, arrivando, per la sua grande umiltà, a ritenersi servo inutile. Facciamo anche noi così, evitando gli onori o la gloria a motivo delle immense ricchezze dell’amore di Dio, che veramente ci ama.
Chi ama Dio nel profondo del suo cuore, questi è da lui conosciuto. Quanto più si è in grado di ricevere l’amore di Dio, tanto più lo si ama. Chi ha avuto la fortuna di raggiungere una simile perfezione desidera ardentemente l’illuminazione divina sino a sentirsene compenetrato, resta dimentico di sé e viene tutto trasformato nella carità.
Allora, pur vivendo nel mondo, non pensa più alle cose del mondo; e mentre si trova ancora nel corpo, ha la sua anima continuamente rivolta a Dio. Poiché il suo cuore è bruciato dal fuoco della carità, egli è talmente unito a Dio da ignorare completamente l’amor proprio e da poter dire, con l’Apostolo: «Se siamo stati fuori di senno era per Dio; se siamo assennati, è per voi» (2 Cor 5, 13).
Dai «Capitoli sulla perfezione spirituale» di Diadoco di Fotice, vescovo
(Capp. 12. 13. 14; PG 65, 1171-1172)
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