Lo sviluppo della banda ultralarga italiana nelle aree a fallimento di mercato passerà per l’impegno pubblico, con un progetto da 4 miliardi di euro che deve ancora guadagnare l’approvazione formale dell’Unione europea.
Secondo diverse indiscrezioni, poi confermate dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e presidente del Comitato Banda Ultralarga Claudio De Vincenti, il Governo ha infatti deciso di dare il via alla realizzazione della rete in fibra ottica attraverso Infratel, società pubblica del Ministero dello Sviluppo economico specializzata nella costruzione di reti spente (ovvero scavi, cavidotti e stesura della fibra): questo permetterebbe di accelerare il processo e di evitare l’erogazione di risorse a fondo perduto agli operatori, modalità che potrebbe essere bloccata da Bruxelles in quanto assimilabile ad un aiuto di Stato.
Una volta sviluppata l’infrastruttura, secondo le dichiarazioni raccolte da Reuters, la fibra sarà dunque affidata agli operatori “con contratti d’uso di lungo periodo che saranno regolati, per modalità e tariffe, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In questo modo ci sarà parità di trattamento per tutti”. Si tratterà, insomma, di una vera e propria rete di Stato che in quanto tale sarà gestita dal settore pubblico ma accesa dai privati.
Pensate che a Ceccano i cavi sono già presenti da anni e non accesi…
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