di Nello Scavo
Se lungo i fangosi sentieri della rotta balcanica non c’è ancora stata una strage di migranti è merito dello stoicismo dei profughi, dell’eroismo dei volontari e della buona sorte che ancora per poco tiene alla larga le impietose tormente di neve. Non vuol dire che non ci sia scappato il morto, ma i governi locali sono più interessati alle contese di vicinato che non a scongiurare per tempo le minacce della stagione delle bufere. «Siamo campioni di triathlon, ma il pattinaggio artistico non fa per noi», ironizza Nizar, siriano venticinquenne arrivato a Tabanovce, ultimo lembo macedone prima della Serbia, con un paio di rollerbladeappesi allo zaino e una barba che taglierà solo quando potrà baciare la Porta di Brandeburgo. «Il nuoto, per non crepare affogati davanti agli scogli della Grecia.
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