di Ernesto Preziosi
Oggi, qui a Roma – ha detto papa Francesco parlando in piazza San Pietro – e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario ” . Non è una sottolineatura da poco perché veniamo da anni in cui, a vari livelli, voci anche autorevoli si pronunciavano sul concilio soprattutto per ..addebitargli ..le cose che non andavano. Confondendo il rimedio con la causa.
I ritardi, le incertezze e tante deformazioni della stessa prassi ecclesiale sarebbero invece da mettere in conto al rallentamento del cammino conciliare , alla difficoltà di intraprendere quel cammino di rinnovamento che doveva accettare la sfida in campo aperto con la modernità più che ripiegare verso lidi solo apparentemente rassicuranti. Il concilio segnava invece una strada nuova da percorrere. Ha detto ancora ieri Papa Francesco :
” Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dove c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo e portare la misericordia e il perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo. Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano ” .
Come non ricordare da Giovanni XXIII in apertura del Concilio sul fatto che la chiesa ” prefisse la medicina della Misericordia “, o la frase di Paolo VI per cui la spiritualità del Conciio era quella del buon Samaritano ?
Strade nuove, su cui una chiesa capace esemplarmente di chiedere perdono per gli errori commessi e , allo stesso tempo di far pulizia al suo interno, si è incamminata.
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