Una giovane maturanda diciannovenne entra nell’aula per sostenere l’esame orale e insieme entrano i suoi famigliari, venuti ad accompagnarla per trepidare e gioire con lei. Si mescolano fra i compagni di classe seduti in fondo per assistere agli orali dell’esame di Stato. Anche loro sono incuriositi dall’umanità convenuta, un po’ differente dalle solite, stracche, “facce da maturità” che circolano in questi giorni per le scuole superiori e si guardano l’un l’altro un po’ meravigliati per il “fuori programma”.
Ci sono la sorella e il cognato, con il ragazzino intimidito che sta addosso al padre e non se ne stacca; c’è la prozia, forse la nonna sostenuta dalla mamma. Il padre non si siede, è imbarazzato e sta sull’uscio, così vede la figlia in faccia e si gonfia d’orgoglio nel vederla prendere posto davanti alla commissione. Insomma, quelli che hanno potuto sono venuti, agevolati dalla giornata: è sabato. La ragazza è palesemente emozionata e i suoi famigliari anche. Solo che lo sono in modo simpatico, allegro, come se fosse normale che, in un giorno così, il tratto caratteristico sia proprio l’agitazione, la paura di non essere all’altezza, il timore della domanda che non avevi previsto.
Rispondi